Un Grieg "religioso"






Restiamo nello splendido tardo Ottocento, e culliamoci ancora un poco al magico frusciare di violini, viole, corde e archetti. Andiamo però in Norvegia, dove nel 1884 il baffuto Edvard Grieg prese penna e calamaio per scrivere quello che è oggi (finalmente) considerato uno dei più straordinari monumenti della letteratura musicale per archi. Personalmente sono molto legato alla Holberg suite, perché è stato uno dei primi lavori di musica colta che abbia ascoltato e amato. Avevo poco più di vent'anni e da allora queste note, soprattutto quelle del quarto movimento che qui linko (Andante religioso) non mi sono più scivolate fuori dall'anima. Storicamente parlando, si tratta di un'operazione di imitazione, o meglio ancora di manierismo. Sappiamo che il manierismo è quella cosa per cui se faccio una vacanza in cui mi diverto follemente e poi cerco di replicarla l'anno successivo, difficilmente ne resterò soddisfatto come la prima volta. Questo vale un po' per tutto: il cercar di fare "alla maniera" produce quasi sempre un effetto amaro, deludente, nel migliore dei casi sbiadito. Non è così con Grieg, tuttavia, e questo è uno dei tanti miracoli della Holberg. Questa "Suite in stile antico", basata su danze settecentesche, scritta per celebrare il bicentenario della nascita del drammaturgo danese Ludvig Holberg, sembra addirittura aggiungere qualcosa alle lievi armonie neoclassiche che si propone di evocare. Proprio perché legge il passato con le lenti di un secolo profondo, intimamente speculativo e religioso, nel senso più puro, e forse anche più infantile e felicemente illusorio, che questo aggettivo può assumere. 



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