La Moldava di Walter, dal Nuovo Mondo

Davanti a un cofanetto con 65 cd, da dove iniziare? Escluso il criterio numerico (chi mai li ascolta tutti dal primo all'ultimo?) ogni altra via è aperta. Per i fortunati possessori dell'edizione Sony commemorativa del 175esimo anniversario della New York Philharmonic, fondata nel 1842, anno del mitico viaggio di Charles Dickens in un Nordamerica da Far West (immortalato nelle bellissime American notes), il dubbio è reso ancor più difficile dall'eterogeneità del contenuto. Una sicurezza è Bruno Walter (1876-1962, praticamente dalla Grande Guerra Sioux alla crisi missilistica di Cuba), che insieme a Lenny Bernstein è uno dei direttori più rappresentativi della Nyso. Tedesco di nascita, come tanti fuggì il regime nazista. Si ritrovò in America dove divenne uno degli interpreti più acclamati della musica di Mahler, di cui era stato assistente. Le sue M4 sono memorabili (qui le prove) ma la mia scelta è caduta su una meno nota Dvorak 8 registrata il 28 novembre del 1947 alla Carnegie Hall, in accoppiata con un'emozionante Moldava di Smetana ripresa il 4 febbraio 1941, da vecchi 78 giri. C'è tanta musica, tanta energia. C'è la poesia di un'epoca perduta. 


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