Pace non trovo...

"Pace non trovo, e non ho da far guerra/ e temo, e spero, ed ardo, e son un ghiaccio/ e volo sopra ’l cielo, e giaccio in terra/ e nulla stringo, e tutto ’l mondo abbraccio". Dei 317 sonetti dei Fragmenta petrarcheschi questo è da sempre uno dei più amati, perché porta all'estremo, in una medievalità che appare oggi al limite dell'autocaricaturale, il senso del dissidio di un uomo-viandante sul crinale fra due epoche. Chi, del resto, non attraversò a proprio modo spartiacque della Storia? Senz'altro lo fece il "pellegrino" Franz Liszt, idolo delle signorine del XIX secolo, che nacque nel 1811 in un casone di campagna al confine fra Austria e Ungheria e morì 75 anni più tardi a Bayreuth dopo aver sposato la figlia di Wagner. Senz'altro lo fece Claudio Arrau, pianista cileno tra i maggiori interpreti della sua musica (fu allievo di un allievo dello stesso Liszt), che visse un secolo più tardi, tra le ultime luci dei Grandi Imperi e il tramonto dell'Urss. Fra le sue tante esecuzioni del sonetto CIV, dal secondo dei tre "Anni di pellegrinaggio" lisztiani, scegliamo questa del 1937, in cui passione e temperamento non rubano nulla al controllo tecnico di un musicista indimenticabile.



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