Il Beethoven "light" di Drahos, per intenditori ma non troppo

Un Beethoven "light", ovvero con organici ridotti, parti orchestrali ben in evidenza e, se possibile, strumenti dell'epoca? Ormai se ne trovano a bizzeffe, da quando è stato sdoganato un filologismo non sempre, a dire il vero, in linea con le promesse. Non scomodo i Gardiner, i Bruggen, gli Harnoncourt, i Marriner, e nemmeno gli altri mostri sacri che hanno rivisto le loro prassi esecutive alla luce dell'edizione Del Mar e simili. Trovo anche inutile che ottimi direttori come Paavo Jarvi borbottino sulle recensioni non proprio brillanti delle loro ultime prove (in effetti, almeno a un primo ascolto, non del tutto convincenti). Mi limito a segnalare un compromesso gradevolissimo, uscito in sordina per Naxos diversi anni fa e, che io sappia, mai più ripubblicato (peccato): parlo del Beethoven, umile, rispettoso e freschissimo, di Béla Drahos, direttore ungherese oggi sessantenne e da sempre ai margini dello star system, e della "sua" Nikolaus Esterhàzy Synfonia. Da rivalutare. 


Commenti

Post più popolari